L’Italia e la moda un connubio nato dopo gli anni ’50.
Durante tutto il ventennio fascista il settore tessile
non fu mai una priorità del Duce, la clientela europea di classe alta si
riforniva a Parigi, città della moda e dell’eleganza. Da buon campagnolo, Mussolini, ripudiava lo sfarzo, le frivolezze, le donne magre e quelle con poco pudore, i vestiti servivano per coprirsi...
Le donne italiane furono allontanate dalle tentazioni della moda paragina e ricondotte all'amore per una moda nazionalista. Così nel 1935 istiutì la Camera Nazione della Moda (istutuzione ancora esistente) che
obbligava alla produzione interna, al divieto di comprare materie prime
all’estero (al limite che non fossero colonie italiane) e alla certificazione
italiana di ogni creazione.
Le donne europee già negli anni ’20 iniziavano ad emanciparsi,
liberatesi dei corsetti, inseguendo una moda maschile ma sofisticata, comoda ma
sensuale, sfacciata ma elegante dettata dalle icone del momento Chanel, Vionnet
e l’italiana Elsa Schiapparelli, stiliste al centro dell’attenzione
internazionale.
Con la seconda guerra mondiale aumentarono le restrizione e l’italia
rimase senza moltissime materie prime per la produzione di abiti. Il divieto
dell’uso del cuoio e dell’acciaio spinsero un calzolaio italiano, Salvatore
Ferragamo, ad abolire il tacco e ad inventare... una scarpa che snellisce la figura, versatile, divertente e comoda: le zeppe in sughero, non
sapendo ancora che avrebbe rivoluzionato la storia della moda.
Dopo la seconda guerra mondiale, con una povertà che faceva da
protagonista, le donne impararono l’arte delle creazioni fai da te con le tele che
avevano a disposizone; ma nonostante la fantasia, i bombardamenti, la povertà e la difficoltá dei rifornimenti finirono per condurre le donne della classe
medio/bassa all’indifferenza verso qualsiasi tipo di moda.
Nel 1951, l’Italia scopre il fascino dell’alta moda,
grazie al marchese Giovanni
Battista Giorgini che organizzò la prima sfilata italiana a
Firenze.
Nasce l’esigenza
di qualcosa di “nuovo”, di
cambiamento; la gente aveva voglia di spogliarsi, di togliersi quei vestiti che gli ricordavano la povertà e le
brutte esperienze causate dalla guerra. Nasce cosi’ un bisogno di distinzione e di identificazione sociale rompendo con la tradizione e con il passato per schierarsi dalla parte
di società che proiettava benessere nella vita degli italiani.
Nasce il sistema delle taglie e il prodotto confezionato inizia la sua distribuzione nei grandi magazzini.
Con il trascorrere della ripresa economica il
consumatore medio con un tenore di vita che andava migliorando, incominciò a diventare
piu’ selettivo e ad umentare il suo desisderio d’acquisto. Il vestiario quindi cominciò
a diventare un fenómeno di massa e largo consumo, comportando cosi’ anche
un’accelerazione dei ritmi di innovazione della moda.
Il successo nazionale e internazionale del sistema
moda italiano fu dovuto alle maggiori richieste di acquisto da parte del
consumatore che provocò la nascita di una grossa competitivita’ del sistema
industriale e distributivo. Per combattere la competitivita’ gli stilisti
italiani avvelendosi della produzione industriale puntarono sull’innata
creativita’ e culto per la bellezza, realizando prodotti si industriali ma di
grande qualita’, appetibili sia per l’Italia che per la domanda estera.
Si arriva così all’affermazione internazionale del Made in Italy, con il trionfante pret á
porter degli anni ’70 e ’80 quando il polo di attrazione per la moda diventa
Milano. Si passa dall’Alta Moda al pret à porter, dalla minigonna di Mary Quant
ai blue jeans e’ tutto un continuo rinnovarsi e alternarsi di stili mettendo in
moto l’evoluzione della moda, anche se fino agli anni '80 non si puo’ parlare di moda in senso letterale/moderno come cambiamento repentino volto a soddisfare l’esigenza dei consumatori.
Dopo il pret à porter, nascono le “collezioni-diffusion”, terze linee che hanno lo scopo di attirare il consumatore medio, grazie al loro prezzo accessibile.
Il concetto di moda nasce sostanzialmente con la
societa’ del consumismo arrivato in Italia grazie all’influenza straniera, in
primis di quella americana. Ormai ci siamo impossessati di questo concetto e
non riusciamo piu’ a sfuggirgli, anche chi non lo vuole ammettere e’ sotto il
potere della parola moda. Il concetto si e’ molto ampliato nel tempo,
anche se di fondo rimane lo stesso, la moda è sempre stata utilizzata per dimostrare il proprio status sociale,
per distinguersi e per esternare il nostro pensiero. Da un lato troviamo la moda di massa, dove si segue una scia per
sentirsi parte di un gruppo, e dall'altro, esclusività. Siamo convinti di poter scegliere, ma è la "moda" che sceglie per noi... creando prodotti appetibili in
tutti i campi, (non bisogna fare l'errore di pensare che la moda riguarda solo l'abbigliamento, riguarda anche la tecnología, l'alimentazione ecc..) e alimentando in noi un desiderio irrefrenabile di possesso.
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